Il successo degli urlatori nelle ultime edizioni, il volere del pubblico giovane che adesso è parte fondamentale degli ascoltatori del festival, la sempre maggiore ingerenza della RAI che pretende la presenza degli emergenti delle proprie trasmissioni: l'edizione del 1961 qualcuno la ricorderà come una vera edizione rivoluzionaria, intendiamoci, dobbiamo sempre ricordarci quali erano i tempi e che siamo in Italia...
Se guardiamo la lista dei partecipanti notiamo l'ingresso in gara di Mina, Milva, Little Tony, Edoardo Vianello, Pino Donaggio, Tony Renis, Joe Sentieri e Gianni Meccia, non guardiamo a questa gente con gli occhi del 2012 ma con quelli del 1961. Come fece scalpore l'ingresso in gara di alcuni loschi individui che cercavano di fare musica cercando altre strade rispetto a quelle che tutti percorrevano, scrivendosi i testi anzichè propinare quelli dei soliti autori, supervisionando la musica, cercando temi più profondi e meno canzonettari, più in la li avrebbero chiamati "cantautori" ed in questa edizione ci troviamo Umberto Bindi, Bruno Martino, Gino Paoli e Giorgio Gaber. Ma indipendentemente da chi ha vinto, la vera rivoluzione del festival la fece un giovane ragazzo milanese ai quei tempi militare, che diede le spalle al pubblico intonando la sua 24000 baci: Adriano Celentano nel 1961 porta il rock in Italia, porta il rock a Sanremo, ma porta sopratutto, l'anticonformismo.
Dal 1962 al 1965 venne confermata la regola della canzonetta facile portata al successo dalle varie starlette televisive, vennero fuori canzoni di grande successo anche internazionale, come la Quando quando quando di Tony Renis o Io che non vivo di Pino Donaggio, in quegli anni Sanremo rispecchiava in tutto e per tutto l'ottimismo del boom economico, dobbiamo aspettare il 1966 per vedere qualcosa di diverso, in questa edizione infatti venne data voce anche alle prime ribellioni giovanili sostenute dai vari gruppi di "Capelloni", in questo caso ci furono l'Equipe '84 e dall'estero gli Yardbirds, ai primi cenni di forte presa di posizione femminile segnati dal grande successo di Caterina Caselli con Nessuno mi può giudicare, ma ancora una volta fu il ritorno di Adriano Celentano a fare la differenza, portando per la prima volta un testo realmente impegnato al festival, Il ragazzo della via Gluk. In Italia in effetti tutti osannavano il boom economico, non esisteva nessuno che osava far notare alla gente come l'industrializzazione selvaggia stava cominciando a rovinare il paese, la sua presa di coscienza aprì gli occhi ad una grossa fetta di pubblico, cosa che fece di Adriano un personaggio malvisto dalle lobby di potere nazionali che nell'ignoranza generale potevano avere vita molto più facile.
Anno cruciale fu anche il successivo, il 1967, i capelloni invasero la lista dei partecipanti, Bisogna saper perdere dei Rokes o Proposta dei Giganti prosegurono la strada della ribellione giovanile, ma ciò che più si ricorderà di quell'anno fu il sucidio di Luigi Tenco. In quegli anni si sa, i cantautori non venivano visti di buon occhio, lui aveva un carattere un pò fragile, la sua fu unanimemente considerata la canzone più bella di quell'anno, ma non arrivò neppure in finale. Mentre ai giorni nostri questo è un vanto, all'epoca poteva segnare un'onta per qualcuno, si suppone sia stato questo il motivo per il quale si suicidò sparandosi un colpo in testa nella sua camera d'albergo.
Nel 1968 Sanremo volle omaggiare la musica nera americana, Loius Armstrong cantò addirittura in italiano, Wilson Pickett rese internazionale la canzone Deborah del negro bianco italiano Fausto Leali. Wilson Pickett tornò un anno dopo, ma non perchè ci aveva provato gusto, ma perchè avrebbe voluto a tutti costi cantare la canzone che lo vide quell'anno sul palco, canzone che vide esordio ed unica partecipazione attiva di Lucio Battisti sul palco di Sanremo con Un'avventura.
Nessun commento:
Posta un commento