Prima di raccontarvi la triste storia di Sara è importante premettere una cosa: non ho le fonti necessarie per dimostrare che si tratta di una storia vera, per questo rispetto a quanto mi hanno raccontato proverò a non fare nomi, luoghi, fatti collegati, eviterò per quanto mi sarà possibile collegamenti, mi limiterò a raccontare una storia, magari un pò lunga, che magari avranno già raccontato o racconteranno altri blogger, altre persone, forse qualche giornale, magari anche loro ometteranno ciò che sto omettendo io, forse avranno più coraggio o fonti certe e faranno nomi e cognomi, la mia sarà solo una storia, forse vera, ma che spero aiuti a riflettere.
E' una storia che gira da qualche giorno presso noi blogger più o meno letti, di quelli che a cui piace raccontare un pò di tutto. E' una storia che parla di violenza e religione, lo dico adesso, così se l'argomento risulterà troppo forte siete ancora in tempo per interrompere la lettura, magari eviterò particolari cruenti, ma è giusto anticipare adesso ciò che di seguito sarà scritto.
E' la storia di una ragazzina, che noi chiameremo Sara, cresciuta sotto una rigida educazione religiosa da una coppia di genitori praticanti evangelici. Giorno dopo giorno le imposizioni religiose hanno scandito il trascorrere della sua giovane vita, durante la settimana in chiesa almeno tre pomeriggi, la domenica doppia razione, mattina e pomeriggio, in più incontri periodici con i gruppi che ogni comunità forma per ogni fascia d'età, campi estivi ed altre svariate forme di aggregazione dentro la cerchia chiusa della comunità. E' inutile dire che i rapporti sociali al di fuori della sua comunità evangelica erano tassativamente banditi fin dalla tenera età, niente festicciole di compleanno con i compagni di scuola, niente festicciole a scuola, niente recite, niente gite, solo formali rapporti ciao e ciao. Ovviamente a Sara tutto questo importava poco fino a quando era bambina, non aveva ancora un'età che le permettesse di fare ragionamenti propri, elementari e medie scorsero via tranquille. Arriva il liceo, e le cose piano piano cambiarono, per Sara diventa impossibile socializzare, e per un'adolescente socializzare non è che sia importante, è fondamentale. E mentre tutte le altre compagne di liceo sono libere di vestire come vogliono, di uscire insieme al pomeriggio, di parlare al telefono, a Sara tutto ciò non è concesso, ha sempre la sua chiesa per socializzare, le rispondo i genitori. Sara non accetta tutto questo, il suo desiderio è semplicemente quello di essere come tutte le altre ragazze, che male farà al suo Dio se mette un jeans come tutte le altre, se porta una borsa colorata o se passeggia in centro nel pomeriggio con altre ragazze come lei...
Ovviamente Sara non è l'unica ragazzina a soffrire per questa condotta di vita, viene a sapere che un'altra coetanea della stessa scuola ma di un'altra comunità, Laura, è in costante lotta con la madre per lo stesso motivo, le due diventeranno molto amiche, ed insieme studiano, progettano, pianificano, come, dove e quando poter iniziare finalmente un pò di vita da ragazze normali. I genitori di Sara benedicono l'amicizia nata con Laura, nell'ambito delle comunità evangeliche c'è molta concorrenza tra una chiesa e l'altra, Sara promise ai suoi genitori che presto tutta la famiglia di Laura si sarebbe unita in blocco alla loro comunità, facendoli ben figurare al cospetto del pastore della loro. Così il padre di Sara ogni pomeriggio libero da impegni di comunità era ben felice di accompagnare Sara a casa dell'amica e di andarla a riprenderla la sera stessa, pregustando il momento quando davanti a tutta la comunità il suo pastore si complimenterà con loro per aver portato nuove pecorelle al gregge. Il papà di Sara forse non sapeva che Laura aveva solo la madre, il padre è morto sul lavoro qualche anno prima, e pur imponendo lo stesso tipo di educazione, non pressa la figlia come lui fa con Sara, la signora fa il medico in ospedale, è soggetta a turni e adesso che Laura ha la compagnia non si preoccupa di lasciare le due ragazze sole per qualche ora. Quelle ore sono il giusto tempo che serve alle ragazze per godersi un pò di vita, prendono l'autobus e scappano in centro. Con molto coraggio e molta fortuna iniziano a rubacchiare vestiti, trucchi e borsette ai grandi magazzini, sanno che ci sono già loro compagne che fanno l'amore con i fidanzati, ma non vogliono arrivare a quello ma almeno a farsi notare un pò dai loro compagni. Sanno che molte di quelle ragazze fanno già tardi in discoteca, a loro non interessa nemmeno quello, basterebbe stare in giro fino alle otto, non chiedono altro. E così ogni volta che possono volano via, hanno nascosto gli zaini con la loro roba nei pressi della scuola, si cambiano in un bar, se qualcosa scompare cercano di riaverla il prima possibile, rubacchiano qua e la nei grandi magazzini o da qualche borsetta aperta sull'autobus, magari non sarà il modo più onesto di riprendersi la loro vita, ma non le hanno mai beccate, giurano che prima o poi ripagheranno con opere di bene che nessuno potrà neanche immaginare. I loro pomeriggi sono quasi da favola, hanno trovato una comitiva, un muretto dove stazionare, una via piena di negozi dove fare le vasche, qualche ragazzino pulito che scambia con loro sorrisi e che iniziano a stringere per mano, il loro piccolo sogno è diventato realtà, le piccole cenerentole che sembravano dimenticate e di cui in realtà siamo ancora pieni. Ma come per cenerentola, il sogno finì a mezzanotte, una guardia giurata le sorprende mentre cercano di portare via un mascara dal grande magazzino, le fermano e dal controllo di vecchi video girati dalla telecamere interne riescono a risalire ai furti precedentemente fatti dalle ragazzine un pò di tempo prima. Le ragazzine vista l'età verranno poi riconsegnate alla famiglia, sarà quello l'inizio della fine. Suo padre la picchiò più volte, chi vide Sara in quel periodo non potrà mai dimenticare le varie ecchimosi, i lividi ed i rossori, non potrà dimenticare la sua faccia afflitta. Sara smise di andare a scuola, di andare in chiesa, di vedere o sentire Laura, di vedere TV o leggere libri e riviste, Sara smise di uscire dalla sua stanza, di aprire la finestra, Sara smise di parlare, Sara smise di ridere. Non potendone più di vederla in questo stato, suo padre si armò di coraggio e decise di parlare al pastore di Sara, della sua situazione, e chiese aiuto a quello che era la massima istituzione della sua chiesa. Gli incontri strettamente privati iniziarono dopo qualche settimana, il tempo di far riprendere fisicamente la ragazza, dapprima insieme a tutta la famiglia, poi solo con Sara e la madre, dopo qualche giorno il pastore insistette affinchè potesse vedere Sara da sola, per almeno un mese, ogni sera. Il pastore non si soffermava del perchè dei furti, su cosa spingesse la ragazza a farli, cosa spingesse Sara a cercare di cambiare vita, no, il pastore dopo un pò di incontri cominciò a soffermarsi su cose piuttosto intime. Chiese se provava piacere a mettere jeans a vita bassa, chiese se provasse piacere nel portare biancheria intima un pò più particolare, chiese se le piaceva che i ragazzi la guardassero, se non desiderava che i ragazzi la toccassero. Gli chiese di portare gli stessi vestiti che metteva ogni volta che andava in centro, la faceva spogliare e rivestire più volte, dicendo che gli serviva vedere per capire. Iniziò a riprenderla con una telecamera, pomeriggi interi di riprese di Sara che smetteva gonne lunghe e camicioni per mettere jeans e toppini, faceva togliere la biancheria dozzinale per farle mettere quella che aveva preso dagli scaffali dei grandi magazzini. Poi iniziò a toccarla, palpeggiarla, sempre più pesantemente, sempre in parti più intime, Sara piangeva, piangeva, piangeva, ma nessuno ascoltava il suo pianto, quando riuscì a trovare un pò di coraggio e sconfiggere la vergogna parlò alla madre di quello che faceva ogni sera col pastore. Ovviamente, non le credette, lo considerarono un vaneggiamento della ragazzina, solo per aver provato ad immaginare ciò che diceva il padre la punì tornando a picchiarla di nuovo. Il pastore dal canto suo insinuò nei genitori la malsana idea che Sara potesse essere addirittura posseduta, che non c'era tempo da perdere, che bisognava portare immediatamente Sara in provincia per alcuni giorni, che assieme ad un pastore di una chiesa locale esperto in esorcismi avrebbero fatto di tutto per far tornare Sara la ragazza di una volta, chiese di anticipare soldi, molti soldi, che per fare un esorcismo d'emergenza ci sarebbe voluto una quantità di materiale enorme che non si poteva comprare alla bottega sotto casa. Presero Sara di notte, nel sonno, incappucciata e legata, la chiusero in macchina e la portarono via, in una casa sperduta, in campagna. Per due giorni non vide e non sentì nulla, fu chiusa in una stanza con i viveri necessari per andare avanti, poi venne il pastore e non era solo, con lui altri quattro uomini, uno sconosciuto, gli altri già visti in chiesa, noti e stimati professionisti, avevano speso i soldi del padre in bottiglie di vino, carne per la brace e cocaina, fino ad un certo orario stesero nella sala di quella casa a mangiare, bere e guardare partite di calcio in TV, poi il pastore aprì la stanza, sul comò divise la cocaina in varie strisce tutti entrarono uno per volta a consumare la loro dose, guardando Sara, esprimendo commenti, ridendo sotto i baffi, obbligarono Sara a provare a tirare su una striscia. Dopo una mezz'ora pur non avendo perso i sensi, Sara si trovò senza forze ed incapace di agire o muoversi, gli uomini eccitati dalla sniffata iniziarono ad abusare di lei dapprima uno per volta, lo sconosciuto in quanto padrone di casa si assunse il diritto di abusarne ancora una volta, il pastore acconsentì, ma volle la ragazza tutta per se per il resto della notte, dove provò ancora ad abusare di lei più volte. Restò sola per altri due giorni, dopo di che la comitiva tornò ed abusarono ancora di Sara per un'altra notte. La mattina seguente uno degli uomini, un medico, visitò Sara e disse agli altri di lasciarla stare per una settimana almeno, dopo di che sarebbe stato difficile riscontrarne i segni di violenza. Restò sola il tempo necessario stimato dal medico, ricevette una sola visita da parte del pastore, gli confidò che lei ormai era sua, che i suoi genitori erano dentro un suo pugno e che era inutile provare a parlare o raccontare qualcosa, nessuno le avrebbe creduto, nessuno le avrebbe dato aiuto, il suo dovere era quello di ritornare a casa ed essere la stessa e devota credente di prima, e di restare disponibile a partecipare a riservatissimi incontri nel caso al pastore ed ai suoi amici fosse tornata la voglia di fare ciò che le avevano già fatto.
Sara restò ferma ed immobile a guardare il soffitto, senza mangiare e senza bere, in attesa solo di tornare a casa, aveva un unico e solo pensiere: quello di farla finita.
Fuori era freddo, c'era la neve, il pastore dava per certa l'immobilità di Sara in quella casa dell'orrore, non aveva previsto particolari accorgimenti per un'eventuale fuga. Sara non ci pensò due volte, si butto dalla finestra, si fece male ad un piede, ma non provava altro dolore se non quello dell'anima. Vagò per le stradine di campagna, trovò una strada asfaltata, la seguì, arrivò al primo paesino utile, vestita solo di ciò che restava della sua biancheria e del lenzuolo che aveva strappato dal letto. Non vide e non passò nessuno, non era ancora notte fonda quando si fermò in una piazza, volle riposare un attimo, prima di andare a cercare un appiglio, un dirupo, una qualsiasi cosa o situazione che potesse mettere fine alla sua triste vita. Per sua fortuna perse i sensi, quando si risvegliò si trovò intubata in un letto di ospedale, accanto a lei un numero imprecisato di persone, una di queste, una donna elegante, le chiese cosa fosse successo, se ricordava chi fosse e se riusciva a parlare. Non credeva di averne il coraggio, ma ci riuscì, a parlare, a raccontare la sua triste odissea, il suo sogno spezzato di vivere come tutte le altre ragazze. Partirono immediatamente indagini e controlli, c'erano ancora tracce dei suoi aguzzini nel piccolo corpo di Sara, il pastore venne fermato proprio mentre intendeva recuperare Sara assieme ad uno dei quattro amici di sventura, purtroppo degli altri due non si riuscì a fare nulla, uno di loro era un pezzo grosso della prefettura locale. Grazie ad appoggi e coperture di altri confratelli si riuscì ad insabbiare il caso, senza dare la giusta copertura o il giusto risalto che una tragedia del genere avrebbe meritato, il pastore è stato condannato a soli tre anni, forte delle sue amicizie riuscirono a far passare Sara come una ragazza mentalmente instabile. Tra qualche mese il pastore potrebbe essere fuori, molti dei suoi fedeli sono ancora convinti che si trovi a Roma a ricoprire chissà quale importante carica del potere evangelico. Sara non c'è più, la vedi in giro ogni tanto, ma dentro il suo corpo non abita più nessuna anima, vaga da un pò cercando la pace, e pare che dovrà ancora cercare per molto. Sulle altre persone poco si sa, forse erano ancora più ammanigliati del pastore, rimane comunque una storia "raccontata", è tutto ipotetico, è tutto in aria. Ma è una storia che ci andava di raccontare, non si fa altro che sentire di preti pedofili, imam violenti, pastori aguzzini, e poi non so più, il succo è che raccontandola abbiamo voluto sottolineare che chi detiene il potere religioso, qualunque esso sia, detiene un potere che va oltre la religione, e siccome questo è un potere troppo grande per certi uomini, allora ecco che questo potere inizia ad essere deviato, contorto, atroce.
Diventa un potere violento, che può annientare la vita di Sara o di chi per lei, o di tante altre Sara o chi come lei, e non tocca per nulla coloro che di un Dio dovrebbero portare la voce, e invece portano solo la spada, spada che solo Dio potrà loro puntare contro, perchè all'uomo senza potere, questo non è concesso.
Che elementi hai per poter scrivere una storia del genere? Non credi che sia solo una legenda metropolitana per screditare gli evangelisti? Hai dati di fatto che confermano che i presunti strupatori sono a piede libero solo perchè hanno appoggi importanti sul mondo degli evangelici? Io dico la mia: tu sei cattolico, uno di quelli praticanti o ferventi, uno di quelli che prova fastidio a sentire tutte le nefandezze che la tua "chiesa" nasconde ed allora vuoi buttare fango gli altri credo. Altrimenti non capisco perchè di una storia così becera nessuno sa nulla. Che il l'Altissimo ti benedica comunque, Palmira
RispondiEliminaIo credo, ma è una mia convinzione personale, che persone come te cercano solo di commiserarsi, sempre pronte a dire che ce l'hanno con te perchè credi così o perchè pensi colà, e non dico questo a te come evangelista ma a te come persona, rispetto gli evangelisti ed ho pure un caro collega che è uno dei pastori più importanti della Sicilia. Questa è una storia che mi andava di riportare perchè mi posso fidare di chi me l'ha raccontata, ma non avendo fonti mi sono inventato i nomi, ho evitato di citare posti e luoghi, se questa storia non si sconfinfera con il tuo credo religioso non posso farci niente, è realmente accaduta, fattene una ragione.
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