Continua la mia personalissima visione del festival con altri occhi. E' il momento di indagare sugli anni '80, gli anni del rampantismo, gli anni del nuovo boom economico, gli anni della Milano da bere in tutti gli spot ed in tutti i film, gli anni della pubblicità ovunque, dell'invasione delle televisioni commerciali.
Col senno di poi possiamo dire che in realtà sono stati anni catastrofici e se siamo nella cacca fino al collo in questo momento è perchè proprio negli anni '80 la situazione ci è sfuggita di mano.
Però si stava da Dio, sono stati gli anni della mia infanzia, me li sono goduti in pieno e ci penso sempre con piacere, viva gli anni'80!
La musica degli '80 è stata qualcosa di pazzesco, ma non perchè fosse migliore rispetto ad altre annate, ma perchè forse la si cominciava a fruire in maniera diversa, forse maggiore, alla portata di tutti. La radio pullulava di stazioni libere ad ogni scatto della manopola, tutti avevamo un cugino o un amico dell'amico che lavorava in radio e ti doppiava la cassetta con i pezzi del momento, poi c'era la mania dei video, finita la scuola subito dopo pranzo di corsa nella stanzetta a guardare Deejay Television, così che anche un ragazzino delle elementari come ero io all'epoca sapeva tutto di tutto dei Duran Duran o dei Depeche Mode.
Ed è proprio in quegli anni che il festival per me è diventato una tradizione, tre serate davanti alla TV, ed alla domenica, quando finalmente le potevano passare per radio, tutti pronti con il registratore e la cassettina a registare le canzoni che passavano sperando che lo speaker non ci parlasse sopra.
Adesso, posso assicurarvi che c'è gente che ha già scaricato le canzoni prima ancora che iniziasse il festival, senza nessuna soddisfazione...
Il festival ovviamente ha cercato di adeguarsi a quello spirito, erano i grandi show condotti quasi sempre dal Pippo nazionale, i più grandi artisti internazionali facevano a gara per andare ad esibirsi, rigorosamente in playback, sul teatro dell'Ariston, e c'erano mille manifestazioni collaterali, ogni tv passava special dal pomeriggio fino all'inizio della serata, rigorosamente con la sigla dell'Eurovisione come con le partite dell'Italia.
Chi si può dimenticare di Peter Gabriel che saltava sopra il pubblico impomatato cantando "Shock the monkey" o dei Queen, minchia i Queen, che cantavano "Radio GaGa"? E delle milioni di ragazzine fuori dal teatro nottate intere aspettando che Simon LeBon ed i Duran Duran facessero una prova? In quei tempi ne eri per forza attratto, forse anche per questo tutt'oggi, pur essendo avverso alla maggior parte dell musica che propongono al festival, io continuo impeterrito a guardarlo, e chissà quanti come me sono stati condizionati da questa tendenza giovanile.
Il festival cominciò ad adeguarsi, nel 1980 fu chiamato alla conduzione un trio davvero improbabile, il noto Dj Claudio Cecchetto, l'attrice Olimpia Carlisi ed un giovane comico emergente che segnerà la storia del festival: Roberto Benigni.
Le sue battute imbarazzarono e non poco la RAI, la più nota, quando con un eufemismo tipicamente toscano, chiamò il Papa "Woytilaccio", espressione che scatenò un putiferio, ma che in Toscana in realtà è molto amorevole, ma vallo a spiegare ai bigotti delle altre 19 regioni...e fece scalpore anche il lungo bacio che Benigni assestò alla sua collega contro ogni parere della direzione. In gara c'erano già le basi per quella che sarebbe stata la musica italiana del decennio, con Toto Cutugno a vincere ed il giovane Pupo a sbancare le classifiche musicali, ma nella lista dei partecipanti, una canzone che farebbe fatica a trovare spazio anche oggi dopo più di trent'anni: "Voglio l'erba voglio" di Francesco Magni, cantautore ovviamente scomparso dopo quell'interpretazione.
L'anno dopo, per non ripetere lo sbaglio dell'anno precedente, il comico chiamato ad appoggiare il confermatissimo Claudio Cecchetto fu Massimo Troisi, ma che si ritirò last minute dopo la pretesa della RAI di censurare i suoi interventi. Il 1981 il pezzo più famoso fu la sigla, ideata dal presentatore per l'occasione, il nonplusultra degli anni '80, la mitica "Gioca jouer",ma fu un anno pieno zeppo di grandsi successi radiofonici che ancora adesso sentiamo nelle serate trash a tema, e che hanno visto trionfare Alice con "Per Elisa" e l'esrodio boom di Fiorella Mannoia con "Caffè nero bollente", insomma, nessuno può lamentarsi della qualità di certe interpreti. Nel 1982 sempre con Cecchetto alla conduzione, per evitare problemi si scelse di non affiancare comici ospitandone ogni sera uno diverso e facilemente malleabile, anche da questo festival vennero fuori tante di quelle canzonette anni'80 da serata estiva, la storia che mi ha fatto più impressione è stata quella di Mia Martini, di lei pensavano tutti portasse sfiga, solo per questa ignobile ignoranza fu esclusa da ogni manifestazione e da ogni contratto discografico, fino a quando non fu imposta la sua presenza dall'organizzazione, lei portò una bellissima canzone di Fossati "E non finisce mica il cielo", non vinse, ma per lei fu istituito un premio apposito, il premio della critica, che dopo qualche anno e dopo la sua scomparsa, porterà direttamente il suo nome. Indimenticabile è stata anche l'interpretazione di un giovane cantautore emiliano, contro tendenza e certamente poco festivaliero, ma che diventò un mito da qual momento in poi, si chiamava Vasco Rossi e con "Vado al massimo" vendette milioni di dischi pur arrivando penultimo: da qual momento in poi si concretizzò la regola che di solito chi arriva fra gli ultimi, vende molto più dei primi, un pò come dare ragione a chi pensava alle giurie piene di signore bigotte. All'inizio del post vi dicevo di come le star internazionali non si fecero problemi a salire sul palco dell'Ariston, in questa edizione, fra i tanti, addirittura Kiss e Van Halen, niente male davvero.
Nel 1983 nonostante i dischi venduti, Vasco continuò ad arrivare penultimo, ma "Vita spericolata" fu un inno generazionale, di un festival che sfornò anche il più grande successo nazionalpopolare della storia, "L'italiano" di Toto Cutugno e che vedeva esibirsi i partecipanti in playback ed addirittura in inglese. Il premio della critica lo vinsero i Matia Bazar, lontani parenti del gruppeto da festa in piazza di oggi, "Vacanze romane" fu un capolavoro.
Il 1984 fu l'anno del grande ritorno di Pippo Baudo alla conduzione anche se io lo ricordo come l'anno dei Queen che a mio avviso oscurarono tutto il resto della musica presente. La verà novità di quell'anno fu quella di separare le canzoni in due gruppi, quello dei Big e quello delle Nuove proposte.
Il 1985 fu l'anno della musica inglese a Sanremo, ospiti come Duran Duran, Spandau Ballet, Bronski Beat, Frankie goes to Hollywood, fecero impazzire i ragazzi dell'epoca che come vi avevo già accennato fecero notatte intere ad aspettare dietro al teatro, tanto che dovettero intervenire le forze dell'ordine. Le regazzine più bigottelle si fecero ammaliare dal messicano Luis Miguel che cantava "Noi ragazzi di oggi", nel cast anche questa volta il penultimo sbancò il botteghino: la canzone "Donne" di Zucchero, vi dice niente?
Il 1986 lo ricordo come se fosse ieri, i miei preferiti all'epoca così come adesso, furono i Righeira con "Innamoratissimo" vestiti strambi ma davvero con una marcia in più, curiosa fu la gara dentro la gara, quando cioè otto trai più grandi cantanti internazionali presentarono i loro video inediti pronti a farsi giudicare dalla stampa italiana, con David Bowie come vincitore assoluto.
Nel 1987 fecero le cose talmente in grande con gli ospiti stranieri che per lasciare più spazio al pubblico giovane crearono una tensostruttura apposita chiamat Palarock, che ospitò Paul Simon, Bangles, Tom Robinson, Cutting Crew, Spandau Ballet, Level 42, Bob Geldof, Simply Red, Erasure, Frankie goes to Holliwood, Nick Kamen, Pet Shop Boys, the Smiths, Europe, Style Council, Duran Duran e gli Eight Wonder di Patsy Kensit, famosa per la spallina caduta che la lasciò a seno nudo per tutta l'esibizione per la gioia di noi ragazzini brufolosi. Al festival fu l'anno di "Si può dare di più" di Tozzi, Ruggeri e Morandi, con il premio della critica consegnata ad un'ispiratissima Fiorella Mannoia e "Quello che le donne non dicono". Nel 1987 si presentò in gara Francesco Nuti, noto comico che però parve più ispirato di tanti cantanti veri, la sua "Sarà per te" fu poi intepretata da Mina riscuotendo un notevole successo, per noi siculi fu mitica la partecipazione del più grande gruppo rock siciliano, i Denovo che cantarono "Ma che idea". Si continuò a puntare sul palarock che questa volta ospitò Paul McCartney, Whitney Houston, Michael Stipe dei R.E.M., David Coverdale, Chris Rea. Belinda Carlisle, Rick Astley, Bryan Ferry, Joe Cocker, Art Garfunkel, Robbie Robertson, Terence Trnt D'Arby, Manatthan Transfer, A-Ha, Eight Wonder, Suzanne Vega, Shirley Bassey, Spagna, George Harrison, Wet Wet Wet, Black, Debbie Gibson, Little Steven, Johnny Hates jazz, Guesh Patti e gruppi rock del calibro di Def Leppard e Bon Jovi. Un tale livello di ospiti internazionali rischiò di mettere in secondo piano il cast dei partecipanti, per questo dall'anno successivo, dal 1989, si tornò di nuovo tutti all'Ariston, ma anche questa volta il folto cast di ospiti finì col prendere il sopravvento sui partecipanti, dei quali ricordiamo con simpatia quello che fu all'epoca l'idolo dei ragazzini e che adesso è forse il maggior cantante italiano, ovverò Jovanotti che cantò "Vasco" canzone che oggi come allora, non si poteva sentire. Il successo fondamentale di quell'annata fu della compianta Mia Martini con "Almeno tu nell'universo".
Post più popolari
-
Niente da capire è una gran bella canzone di Francesco De Gregori, la prima dell'album del 1974 che porta il suo nome, che con una poeti...
-
L'undici giugno del 1988 era il giorno del mio tredicesimo compleanno. Quella che doveva essere la mia prima memorabile festa da ballo, ...
-
Il festival nacque nel 1951 dietro una geniale imbeccata dell'allora direttore del casinò di Sanremo Angelo Nicola Amato, che aveva segu...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento