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lunedì 19 settembre 2011

Ma questo qui chi l'ha voluto?

Lo vedete quest'uomo quassù?
Sappiate che io personalmente non lo posso vedere.
Mi sia passata la coerenza, non l'ho mai potuto vedere, non mi sono mai fatto ammaliare dalle sue promesse vane, dalle sue TV, dalle sue bugie, dal suo protagonismo, ho sempre pensato di lui che fosse un gerarca potente e colluso che con mezzi economici mai visti prima si è comprato un paese per difendere i suoi interessi e di tutti quelli che come lui hanno soldi e potere.
Nel bene, ma sopratutto nel male, quest'uomo è stato il protagonista della scena politica italiana degli ultimi vent'anni, i peggiori vent'anni dell'Italia da quando è un paese unito, forse anche peggio del ventennio fascista, per un semplicissimo motivo, allora i nostri nonni erano consapevoli di essere sotto ditattura, adesso siamo sotto dittatura, ma non lo possiamo dire.
Adesso io non è che voglio fare la cronostoria dei danni fatti da quest'uomo nei confronti dei cittadini in questi vent'anni, più che un blog mi ci vorrebbe un'enciclopedia, voglio soltanto pormi una domanda: ma questo qui chi l'ha voluto?
Io l'ho detto e sono coerente, ma quante persone si sono pentite adesso di avergli regalato un paese? Con chiunque parli adesso nessuno l'ha quasi votato, gente che fino a 2 mesi fa l'osannava baciandone la fotografia adesso viene fuori dicendo che al massimo l'avranno votato una volta ma più di dieci anni fa, signori dov'è la vostra coerenza?
Lo schifo dell'ultima manovra finanziaria non lo ha potuto coprire neanche con le sue televisioni, ormai tutti hanno visto come ogni volta che l'Italia ha bisogno di soldi, viene colpito il popolo, ed il popolo siamo noi.
Non è popolo l'evasore fiscale, per loro hanno fatto lo scudo così da poter far rientrare, ovviamente esentasse, tutti i soldi che disonestamente hanno rubato e messo all'estero, mentre a noi dipendenti aumentano l'IRPEF sulla busta paga per la seconda volta in tre anni.
Non è popolo chi ha un patrimonio personale da più di un milione di euro, per questi si era ipotizzato prima la tassa di solidarietà, poi la patrimoniale, poi hanno deciso che era meglio lasciare stare, aumentiamo l'IVA a chi cerca di campare con mille euro al mese.
Non è popolo la casta della politica, alla quale non è stato tagliato niente, ogni giorno vengono fuori benefici su benefici mentre ai dipendenti pubblici e privati bloccano i contratti e la speranza di un aumento per i prossimi quattro anni.
Non è popolo quello dei menager e dei finanzieri, ai quali il governo blocca gli stipendi (quelli soggetti a tasse) ma aumenta fino al 200% benefit e premi (ovviamente esentasse), mentre alla gente normale aumentano mutui ed interessi sulle rate da pagare.
Non è popolo quello dei calciatori, ai quali viene perfino permesso di scioperare senza che nessuno gli dica nulla, mentre quando sciopera un impiegato tolgono cento euro tonde tonde con le quali avrebbe fatto mangiare la famiglia per qualche settimana.
Non è popolo quello dei personaggi della TV, che ogni anno firmano contratti milionari per fare porcate nelle sue TV alla faccia di chi fa le rate per comprare il digitale terrestre.
Non è popolo quello dei mafiosi che grazie ai loro voti di scambio li mandano al potere arricchendosi con i fondi dello stato, e milioni di persone sono ancora senza lavoro.
Il popolo è chi si spacca la schiena un mese intero in attesa di un bonifico che se tutto va bene entro una settimana già sarà sparito, e poi farà i salti mortali fino al mese successivo, il popolo si spacca il sedere una vita cercando di andare in pensione, da oggi la daranno anche a Cicciolina solo perchè per cinque anni ha evitato di farselo spaccare, tremila e passa euro al mese come ex parlamentare, a questo punto diamo la pensione a tutte le prostitute d'Italia, cominciassero a versare i contributi loro, vedi come si andrebbe a ripianare il deficit...
Da ciò che si sente in giro, oggi finalmente qualcun'altro ha visto ciò che noi vediamo da vent'anni a questa parte, allora, me lo dite chi l'ha voluto quell'uomo lassù o provate vergona?
Nella vita si sa, di errori se ne fanno parecchi, ma mai guardarsi indietro e provare vergogna per gli errori fatti, casomai vergognatevi se questi errori andate a farli di nuovo e consapevolmente...

martedì 13 settembre 2011

Cinque messinesi più famosi di tutti i tempi: Francesco Lo Sardo

"A nome di tutto il gruppo degli imputati siciliani, dichiaro che noi siamo fieri di essere processati per la nostra attività comunista. Questo processo dimostra che i lavoratori del mezzogiorno non sono secondi a quelli del settentrione nella lotta contro il fascismo. Almeno mi sia concesso di dire che sono orgoglioso di essere processato perché comunista, che sono orgoglioso di portare dinanzi a questo tribunale trenta anni di attività politica spesa al servizio dei lavoratori dell'Italia meridionale".
Se andiamo a piazza del Popolo, con grande sorpresa troviamo delle tabelle con su scritto piazza "F. Lo Sardo", convinti che il comune abbia sbagliato percorriamo la rotonda e andiamo avanti, senza neanche chiederci chi sarà mai questo Lo Sardo. In effetti il comune ha sbagliato di grosso, perchè ad un personaggio del genere nn puoi dedicare una piazza col nome già radicato dal corso degli anni, meriterebbe qualcosa di più. Solo che di più Messina non gli può dare, sapete perchè? Perchè Francesco Lo Sardo fu un comunista, di quelli storici, il primo deputato comunista venuto dalla Sicilia. Che abbia combattuto una vita intera al fianco dei contadini e dei poveri nessuno lo ricorda, che sia stato l'unica persona vigile contro il mangia mangia della ricostruzione nn lo ricordano neanche, in una città massone, bigotta, destrofila e collusa come Messina ci ricordiamo solo che era un comunista, allora meglio non esagerare, ricordiamolo in maniera soft così nessuno potrà dirci niente...
Francesco Lo Sardo nacque in provincia, a Naso precisamente, il 22 maggio del 1871, da una benestante famiglia borghese che impose gli studi clericali presso il seminario di Patti. Lui però nn essendo avvezzo a quel tipo di situazione alla fine decise di spostarsi verso Messina, studiando al liceo prima e frequentando poi brillantemente la facoltà di Giurisprudenza. In quel periodo il giovane Lo Sardo prese coscienza delle proprie idee, decise di privarsi delle ricchezze familiari ed assieme al caro amico Giovanni Noè diventò subito personaggio di spicco della scena anarchico-socialista di una città all'epoca molto fervente politicamente. Fonda sia un giornale, "Il Riscatto", che il primo circolo anarchico di Messina, affianca i contadini nella loro lotta contro lo sfruttamento dei "baroni", si unisce al movimento dei fasci siciliani (ricordiamo che all'epoca i movimenti dei "fasci" erano di ispirazione socialista), organizzando operai e contadini fondò il Fascio Operaio Siciliano e per questo a soli 23 anni viene arrestato per la prima volta e confinato nelle isole Tremiti. Il suo primo esilio durò solo 4 mesi, studenti, professori e qualche deputato nazionale, con una petizione popolare riuscirono a far scarcerare Lo Sardo, che rientrato a Messina, riuscì finalmente a laurearsi, una volta diventato avvocato, dedicò la sua intera professione a difesa di poveri, oppressi e sfortunati, anche per questo veniva ancora visto come sovversivo ed arrestato nuovamente nel 1898. Venne recluso per un breve periodo nel carcere di Napoli, restò quindi sotto il Vesuvio anche fuori dal carcere per continuare la sua battaglia, continuando a scrivere per "Il Riscatto" cambiando però posizione, passando dalle idee puramente anarchiche a quelle di un socialismo più organizzato e vicino alle lotte contadine.
"Addentare la pietra che ci colpisce senza toccare la mano che l’ha lanciata."

Nel frattempo Lo Sardo mise su famiglia con la quale decise di tornare a Messina agli albori del 1903, nella nostra città continuò senza sosta la sua lotta al fianco delle classi più deboli, sia da letterato che da avvocato, il terremoto del 1908 privò Lo Sardo dell'amatissimo figlio Ciccino, la tragedia lo segnò ma nn ne attenuò lo spirito battagliero, i sui articoli denunciarono di continuo come la chiesa e la borghesia messinese chiudessero sempre un occhio alle speculazioni che le imprese del nord operavano in fase di ricostruzione, inimicandosi buona parte della scena politica messinese. Sue erano le lotte anche contro l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, ecco perchè suscitò stupore il suo arruolamento volontario del 1915, la guerra fu crudele con lui, pagherà per tutto il resto della sua vita le conseguenze di una grave ferita al petto sul Col di Lana. Tornato nel 1916 a Messina, a capo della camera del lavoro, guiderà le occupazioni delle terre incolte da parte dei contadini, facendosi così notare dal regime fascista che dal 1919 inizierà a perseguitarlo per la sua attività a favore delle classi più bisognose. In quegli anni Lo Sardo abbandona le idee socialiste perchè deluso dai programmi e dalla risposta iniqua che i socialisti diedero al regime, si iscriverà al partito comunista diventandone un elemento di spicco, nel 1924 con un plebiscito di quasi diecimila voti, un utopia per un oppositore ai tempi del fascismo, verrà eletto alla camera dei deputati e ricordato come il primo comunista siciliano. Nonostante l'immunità parlamentare, il regime fascista che aveva sempre ostacolato l'attività politica di Lo Sardo lo arresterà nel 1926, per aver aderito alle direttive che il partito Comunista ha diramato dal congresso di Lione, in Francia, spostandolo da un carcere all'altro: Messina, Catania, Roma, Sassari, Oneglia e tante altre. A Turi, nei pressi di Bari, condivise la prigionia con Antonio Gramsci, Lo Sardo pur gravemente malato si rifiutò di ascoltare i consigli del compagno di cella e di chiedere la grazia, "Hanno voluto la carne? Si prenderanno anche le ossa" fu la risposta di Lo Sardo. Fu trasferito per l'ennesima volta al carcere di Poggioreale, a Napoli, dove trovò la morte il 30 maggio del 1931, morte che passò inosservata in Italia, ma che ebbe grande risalto in Francia, dove il quotidiano "L'Umanitè", appena appresa la notizia (un mese dopo circa) dedicò addirittura l'apertura della prima pagina, dopo averne precedentemente seguito e documentato la prigionia.
Di Lo Sardo troviamo note, ricordi e biografie un pò in tutto il paese, la sue lotte civili sono  state fonte di ispirazione non solo alla classe dirigente comunista che venne fuori nel dopoguerra, di lui si occuperanno in seguito anche grandi statisti di ispirazione cattolica, ma non avendo letto questa notizia da una fonte confermata, preferisco evitare di citare nomi.
Nella sua città in pochi sanno anche che sia esistito, sarebbe giusto riabilitare la sua figura di grande messinese, indipendentemente dal credo politico, perchè Lo Sardo ha passato la vita lottando non per quelli di sinistra o per quelli di destra, ma semplicemente lottando per il popolo.


martedì 6 settembre 2011

Sciopero (!?)

Premetto: io sono una persona di sinistra.
Nei valori della sinistra ci credo e ci spero per il futuro, specie adesso che ho famiglia.
Negli uomini nuovi della sinistra vedo gli unici politici in grado di portare aria nuova, sperando che quando non saranno più tanto nuovi non si perdano strada facendo come hanno fatto quelli vecchi.
Nel sacrosanto diritto allo sciopero della sinistra ci vedo l'unica forma di protesta civile in grado di poter lasciare il segno, ma dev'essere una lotta unitaria, perchè tutti i cittadini hanno un solo fine, andare da soli contro i mulini a vento denota coraggio, ma per quanto si possano rimepire le piazze non ci sarà comunque quella forza capace di far crollare il palazzo.
Oggi la sinistra è in piazza quasi compatta a fianco della CGIL, unico sindacato con attributi che urla ai quattro venti come ancora una volta questo governo in un momento di piena crisi riesce a fare economia solo sulle spalle di lavoratori e pensionati, sulle spalle dei cittadini che faticano ad arrivare a fine mese, senza mai intaccare la ricchissima classe politica, la finanza, insomma, chi ha un reddito bello alto può continuare a dormire sonni tranquilli che a difendere l'economia italiana ci pensa il popolo onesto e sottopagato.
Il governo si è inventato l'art. 8, che permette alle società private e statali di licenziare i lavoratori senza addurre nessuna motivazione, e proprio oggi quest'articolo verrà discusso in senato, dovrebbero essere tutti i sindacati a fare ferro e fuoco ed impedire questo scempio vergognoso, ma qui in Italia succedono sempre delle cose un pò strane.
Io purtroppo sono forzatamente un iscritto ad altro sindacato, la CISL, non per motivi ideologici ma per meri interessi d'ufficio in ufficio, ecco il mio sindacato, così come l'altro grosso sindacato a livello nazionale, la UIL, si sono vergognosamente fatti fuori, denigrando la CGIL per lo sforzo fatto, vantandosi di soluzioni e proposte alternative che valgono quanto l'aria fritta, in parole povere leccando vergognosamente il culo al governo alla faccia dei lavoratori iscritti.
Lo dimostra il fatto che in due anni di contratto scaduto nessuno di CISL e UIL si è mai permesso di fare un appunto alla dirigenza, sia nella mia che in tutte le altre aziende parastatali nell'ambito dei trasporti, alla faccia dei lavoratori iscritti, che vedono aumentare tutto attorno a loro tranne il loro stipendio, ai quali hanno tolto straordinari, bonus, incentivi, che si sono concentrati tutti nelle tasche di quei dirigienti pappa e ciccia con gli "amici" del sindacato. Il mio sindacato da quando sono iscritto ha fatto gli interessi della società e mai degli iscritti, tranne quelli che volevano aggiungere potere al loro potere.
Purtroppo la loro vergognosa assenza rende vano lo sciopero di oggi, o almeno secondo me, è inutile che una sola forza sindacale, per quanto sia la più grossa ed importante in Italia, scenda in piazza: potrà fare sentire la sua voce, ma non sarà di grande aiuto per il paese. Uno sciopero, per essere tale, per fare in modo che incida sulla politica del palazzo, deve riuscire a bloccare il paese e non per un giorno solo, come succedeva negli anni'70 o come succede tutt'ora in mezza Europa.
Quindi pur essendo con loro con il cuore, materialemente sarò in ufficio come ogni giorno a fare il mio dovere, a leggere le cazzate che il mio responsabile sindacale manda via mail alla faccia di chi scende in piazza per il proprio paese, ci credo ma così secondo me è tempo perso.
E mi fa una rabbia tremenda pensare che solo una settimana fa privilegiati calciatori si sono permessi di non scendere in campo e di fare il loro sciopero contro una tassa chiamata contributo di solidarietà che il governo gli ha pure tolto, bloccando per tre giorni l'intera informazione italiana, senza alcun danno patrimoniale per loro, mentre chi scende in piazza oggi si ritroverà a fine mese cento euro in meno in una busta paga già striminzita, alla faccia di quei sindacati, compreso il mio, che guardano e leccano il culo del padrone.
Se oggi non sono in piazza non è perchè il mio sindacato mi ha chiestodi non farlo, è solo perchè ritengo che se non blocchi il paese oggi sarà solo una giornata con piccoli disagi e prime pagine al telegiornale, ma sarò sicuramente con chi prenderà posizione e bloccherà il paese una volta per tutte a difesa dei lavoratori, sperando che per fare questo, non debba attendere di essere pesnionato.

lunedì 5 settembre 2011

Cinque messinesi più famosi di tutti i tempi: Franco Scoglio


I se e i ma nel calcio non contano.
Non è una citazione da commentatore qualunque, è l'ipse dixit del Professore, lo stesso Professore che non amava parlare "ad minchiam" e che pensava che Gesù fosse tifoso del Genoa, lo stesso Professore di cui su internet trovi addirittura una pagina di citazioni degna dei migliori aforismi di Oscar Wilde.
Di "Professore" nel calcio ne abbiamo avuto solo uno, e dubito che ne nascerà un altro, l'unico Professore era il compianto Franco Scoglio, ed era messinese.
Nel calcio un personaggio come lui era di sicuro un valore aggiunto, sempre sopra le righe, sempre arguto, sempre sensato, amato ovunque abbia svolto la sua professione, di allenatore o di commentatore. Nel calcio un personaggio come lui non ci sarà più perchè il calcio è un mondo stereotipato che annebbia le menti del popolo in crisi, le voci fuori dal coro non fanno mai successo perchè hanno sempre fatto paura.
Nel calcio lui ci è arrivato quasi per caso, avrà giocato al massimo nei campi in terra di Lipari o delle cittadine più scalcinate di Messina e provincia, lui aveva altri obiettivi nella vita, meno male che il destino ha deciso di fargliene raggiungere altri.
Della sua vita al di fuori del campo non è che si è mai saputo molto, le normali fonti tipo Wikipedia hanno messo il minimo indispensabile, e su internet trovi al massimo appunti delle tifoserie che a lui sono state sempre legate, quelle del Messina o del Genoa. Sappiamo che nacque a Lipari nelle Eolie il 2 maggio del 1941, che si è diplomato ISEF iniziando subito ad insegnare nelle scuole medie, da qui naque il suo nomignolo di Professore, ben prima della laurea in pedagogia che citeremo tra non molto.
Dopo essersi fatto le ossa con i giovani di una marea di squadrette in provincia, arrivò nel 1972 il primo incarico di allenatore "vero e proprio" alla guida delle giovanili della Reggina, mentre l'anno dopo esordirà come tecnico in serie D nella panchina della Gioiese.
Nel '74 il primo approccio con la panchina del Messina, dove con una squadra imbottita di giovani provenienti da categorie inferiori si è piazzato ad un ottimo sesto posto dell'allora C2. Torna in serie D per allenare senza grossi risultati la Gioiese prima e l'Acireale poi, tornando in serie C con lo Spezia nel 1977. Nel '78 è di nuovo a Reggio e disputa un campionato strepitoso portando al 5° posto la squadra dell'altra sponda, nel 1980 finalmente il grande ritorno a Messina in C2 dove tutti lo aspettavano per un campionato trionfale che invece si concluse amaramente alle soglie della retrocessione. Nel 1981 decide di tornare tra i dilettanti a guidare il Crotone, ma si dimette prima dell'inizio del campionato per allenare uno dei suoi primi amori, quella Gioiese che contro tutti i pronostici a fine campionato concluderà il suo girone al primissimo posto. Nel 1982 nuovamente a Reggio, subentrando a campionato iniziato e portando gli amaranto ad una comoda salvezza in serie C1, cosa che riesce l'anno successivo anche con l'Agrakas.
Nel frattempo, prende la laurea in pedagogia con il massimo dei voti presso l'università di Messina.
1984: comincia a Messina l'era Massimino, chiama Scoglio perchè considera questa volta i tempi maturi, carta bianca per l'acquisto dei giocatori a lui più graditi, quelli che il Professore amava chiamare "i miei bastardi", costruisce una squadra fenomenale che però alla fine del campionato arriva terza perdendo in extremis la promozione in serie B a favore di Palermo e Catanzaro, che quell'anno non si sono dimostrate più forti dei giallorossi di Scoglio, ma solo più fortunate, con il "palazzo" a loro favore. Ci riprova l'anno successivo, già da inizio campionato il Messina dimostra di che pasta è fatta battendo al Celeste squadre di serie A quali Roma e Brescia e qualificandosi prima nel proprio girone di coppa Italia, unica squadra di C a riuscirci quando ancora si usava la vecchia formula.
Alla fine del 1986 il Messina sarà prima in serie C1, della squadra di Scoglio ne parlano i media nazionali, la gestione maniacale degli schemi specie quelli su palle inattive, il famosissimo "rombo", la grinta e la capacità, fanno del Messina la squadra rivelazione del successivo campionato di serie B, dove stava quasi centrando una clamorosa promozione in serie A, fallita alla fine più per volontà di Massimino che per incapacità della squadra, o almeno così giura la voce di popolo...
Voce di popolo, voce di Dio, un buon Messina l'anno dopo non va oltre il 12 posto, al Professore l'entusiasmo evaporava lentamente dal corpo a causa dei contrasti con il già citato Massimino, non mancano per lui richieste dalla massima serie, nei bar dello sport e negli "endas" a lui dedicati si raccontava che avesse addirittura rifiutato Inter e Fiorentina, nell'estate del 1988 si accasa a Genova, scelta col cuore perchè era l'unica città che gli ricordava la sua Messina. Genova come Messina è una grande città stretta e lunga, tra mari, monti e vallate, con tifoserie molto calde e capaci di un amore ossessivo nei confronti della propria squadra, l'ambiente in cui il Professore si esalta, centra la promozione al primo anno, mentre nel successivo campionato di A il Genoa si salva senza eccessivi patemi. Nel '90 viene chiamato dall'ambizioso Bologna ad una nuova impresa, ma sotto le torri il feeling non sboccia, prima di Natale era già stato esonerato, forse perchè mancava il mare disse lui, senza mare c'era anche Udine nel 1991, però in serie B fa comunque la sua figura, l'Udinese non viene promossa per un soffio. Nel 1992 prende le redini della Lucchese in serie B, anche qui fa il suo onesto lavoro salvando una squadra mediocre, nel '93 torna in riva al mare a Pescara, ma viene presto esonerato, buon per lui, nello stesso anno il suo Genoa annaspava nei bassi fondi della serie A, torna a campionato iniziato, nonostante i problemi societari salva la squadra per due anni consecutivi. Nel '95 arriva a Torino, senza infamia nè lode, cerca il riscatto in serie B tra Cosenza ed Ancona, dove non riesce a finire un campionato.
Tra una pausa e l'altra come allenatore, dopo una serie di ospitate nelle più importanti trasmissioni sportive a livello nazionale, Maurizio Mosca lo vuole come ospite fisso nel suo "A tutto calcio" in onda su Antenna 3 Lombardia che poi smistava il programma a numerose reti private in tutto lo stivale. Non è il solito commentatore, lui è il Professore, con lui non esistevano polemiche fine a se stesse, si distingueva dalla massa per interventi seri e mirati, era difficile contraddirlo o dargli torto, dicevano che lui non ridesse mai, ma era capace di far divertire chiunque, la sua nuova carriera lo ha portato fino alle reti nazionali come perno principale di Controcampo su Italia 1, magari non sarà qualcosa di cui vantarsi, ma lui era li per fare la differenza, ed anche li ci è riuscito.
Il Professore era uno che amava le sfide impossibili, da anni le squadre africane, ricche di talenti ma povere in tecnici ed organizzazioni, cercavano fra gli allenatori non più in auge del vecchio continente un guru capace di poter portare quell'esperienza di cui avevano avidamente bisogno. In Tunisia seguono più la tv italiana che quella locale, i tifosi tunisini si riuniscono a centinaia davanti ai bar per vedere le partite nostrane alla faccia dei loro stadi semideserti. In Tunisia si sono messi in testa di fare il salto di qualità, e nel 1998 chiamano Scoglio per centrare la loro missione. Certo, la decisione del Professore non viene ben vista dall'ambiente, storcono il naso un pò tutti, ma lui prende quella nazionale e per la prima volta, dopo un esaltante girone di qualificazione, la Tunisia arriva a qualificarsi per i mondiali, il Professore ai mondiali, sarebbe stato spettacolo...
Ma lui era una persona che ragionava col cuore, il suo Genoa annaspava in serie B, i tifosi lo invocavano a gran voce, e lui non ci ha pensato due volte: vado a salvarlo disse, ed a fine campionato il Genoa fu salvo, si prospettava un'altra lunga esperienza sulla panchina dei grifoni, ma complice il suo rapporto non idilliaco con il padre-padrone Preziosi, l'avventura finisce lì, alla faccia del mondiale.
Convinto di poter arrivarci in un secondo momento, convinto della bontà del calcio nordafricano, accetta di allenare la nazionale libica, solo che lì non sarà facile come in Tunisia, ci sarà sempre l'influenza della famiglia Gheddafi a sindacare le scelte del Professore, imponendo gioco e giocatori, questo a Scoglio non lo si poteva fare, si dimette lasciando il calcio libico nello stesso pantano in cui l'aveva trovato. Si accasa subito a Napoli, dove disputò le ultime 10 partite della sua carriera senza avere il tempo materiale di lasciare il segno.
Il Professore continua la sua carriera televisiva aggiungendo al suo curriculum anche il sigillo di commentatore principe per Al Jazeera, la principale piattaforma informativa araba su scala mondiale, mentre la sua città, Messina, gli regala la cattedra di Teoria, tecnica e didattica del calcio presso la facoltà di Scienze sportive e motorie: finalmente Professore a tutti gli effetti.
Il 3 ottobre del 2005 mentre si trovava ospite di una trasmissione delle rete genovese Primocanale, il Professore si trova suo malgrado ad essere protagonista di un acceso diverbio in diretta telefonica col già citato Preziosi, all'improvviso si accascia all'indietro e perde i sensi. Nonostante i tentativi di rianimazione da parte degli ospiti in studio ed il tempestivo intervento del 118, il Professore non ce la farà, morirà in diretta e quelle immagini faranno subito il giro del mondo, così da soddisfare quell'informazione italiana avida di scoop e dolore in diretta.
Ancora oggi, se digiti su Google il nome del Professore la prima voce della ricerca è proprio la diretta della sua morte, che schifo di situazione.
Aveva detto che sarebbe morto parlando del Genoa, almeno così cita Wikipedia, e così è stato.
Funerali al Marassi di Genova davanti a 10000 tifosi commossi, qualche giorno dopo stessa scena al Celeste di Messina, davanti ad altrettante persone.
La città sul momento sembrò smobilitarsi sul serio in onore dell'amato Professore, politici in pompa magna parlarono di piazze, strade, parchi, addirittura dello stadio, ricordo ancora quando il solito politichello messinese aveva dato per una pura formalità l'iter per l'intitolazione del San Filippo a Franco Scoglio, solo che oggi, dopo sei anni, sempre San Filippo si chiama.
Il Professore ci ha ricordato ancora una volta, quanto siamo buddaci noi messinesi, che nessuno si offenda, lui era il primo a dirlo.
Fu poi sepolto nella sua Lipari, ricordato e citato da ogni allenatore e commentatore, che sul momento però dimenticano di dire il suo nome quando affermano che nel calcio, come nella vita, i se ed i ma, contano poco.